VIAGGIO ALLE ORIGINI DEL LOGOS

 

Olimpia è

 

luogo di culto panellenico

luogo di tregua sacra dalla guerra

che si manifesta come sfida di prestazione fisica regolata

sotto la garanzia di Zeus

secondo il principio della misura

il Logos

 

autoconoscenza del proprio corpo

la gioia dell’effimera vittoria e della gloria

l’accettazione leale della sconfitta e dei propri limiti

come a Delfi le glorie e le sconfitte convivono all’ombra del Tempio

 

valorizzazione della fatica umana

che è sfida e lotta continua

che libera lo spazio umano dai mostri selvaggi

come fa Eracle rappresentato nelle metope del Tempio di Zeus

e lo prepara per la civiltà operosa

 

istituzione di ordine e di regole del vivere civile

educazione al loro rispetto

come vuole Apollo

che sul frontone del Tempio sostiene l’istituzione sacra del matrimonio di Piritoo

contro i Centauri selvaggi e senza legge

 

lotta che costruisce

che non distrugge

che conosce la misura del Logos

 

 ©professor Adriano Ceschia

 

plastico
plastico

 

Elementi notevoli                          Tempio di Zeus                                        


Miti rappresentati a Olimpia    Sfida tra Pelope ed Enomao

Lotta tra Lapiti e Centauri       Le fatiche di Eracle 

 Ermes e Dioniso                    Rapimento di Ganimede   

 

 

01.Mito di Pelope.  

 

Tantalo, per compiacere gli dei, preparò per essi in sacrificio un banchetto con le carni di suo figlio Pelope. Gli dei si accorsero del delitto al momento del pasto. Solo Demetra non si accorse e mangiò una spalla. Gli dei ebbero pietà di Pelope, lo ricomposero restitutendogli la vita ed in luogo della spalla mangiata gliene fecero una in avorio.

Pelope fu poi amato da Poseidone.

Pelope successivamente decise di presentarsi a chiedere la mano di Ippodamia, figlia di Enomao di Pisa in Elide. Questi sfidava i pretendenti di sua figlia in una gara di corsa coi carri. Chi avesse vinto avrebbe ucciso l’altro. Pelope fu aiutato a vincere da Ippodamia stessa, che con l’aiuto di un servo fece sfilare un chiodo dall’asse del carro del padre, e da Poseidone, che gli procurò cavalli veloci.

Per la vittoria conseguita Pelope istituì i giochi a Olimpia. Diede il nome al Peloponneso: isola di Pelope.

La sua tomba secondo la leggenda è collocata tra il tempio di Zeus e quello di Era a Olimpia.

 

 

A Olimpia c’è una statua lignea di epoca arcaica che raffigura il rapimento.

 

 

 

02. Mito dei Lapiti e dei Centauri

Il re dei Lapiti Piritoo sposava Deidamia. Aveva invitato alle sue nozze anche i Centauri, metà cavalli e metà uomini. Questi si ubriacarono e cominciarono a molestare le donne e la sposa. Ne venne fuori una lotta furibonda. Apollo e l’eroe Teseo aiutarono Piritoo e i suoi Lapiti imponendo il rispetto delle regole civili.

 

I Centauri rappresentano l’umanità ancora ferina, che non rispetta e non conosce le regole civili e quelle che istituiscono la famiglia. Il mito è rappresentato sul frontone occidentale del Tempio di Zeus ad Olimpia, nel luogo dove i Greci in luogo della lotta senza regole istituiscono la competizione che rispetta le regole sacre del Logos 

 

 

03. Miti di Eracle

Eracle è eroe argivo, anche se fu generato a Tebe. Zeus assunse le fattezze di Anfitrione, marito di Alcmena, e giacque con essa. Al mattino tornò il marito, e anche questi si unì ad Alcmena, che generò due gemelli di cui il primo fu Eracle. Fin da bambino dimostrò la sua forza tremenda e fece prodigi.

Combatté contro i mostri della terra, e per espiare una sua colpa per delitti commessi in stato di pazzia fu costretto a sottostare a 12 fatiche che gli dovevano essere commissionate da Euristeo di Micene. Rappresenta l’umanità che con la lotta assoggetta la natura ostile e la rende vivibile, e che comunque per espiare una colpa deve faticare.

La sua protettrice è Atena, che è sempre presente nella rappresentazione delle sue fatiche nelle metope del Tempio di Zeus a Olimpia.

 

Le 12 fatiche: 1.Uccise il Leone di Nemea, fratello della Sfinge, figlio di Echidna (vipera mostruosa), che divorava armenti ed abitanti; lo scuoiò e vestì la pelle; 2.Uccise l’Idra di Lerna dalle molte teste, figlia di Echidna, che ricrescevano dopo tagliate, e quindi le bruciò perché non rispuntassero; 3.Catturò vivo il mostruoso cinghiale Erimanto, che devastava l’Arcadia; 4.Uccise la gigantesca Cerva Cerinea dalle corna d’oro dopo averla inseguita per un anno; 5.Uccise gli uccelli della palude Stimfalia che distruggevano i raccolti ed avevano penne di ferro che lanciavano come frecce; 6.Pulì le stalle del re Augia di Elide che erano piene di letame perché questi trascurava di rimuoverlo e di spargerlo nei campi, condannando questi alla sterilità, deviando il corso del fiume Alfeo, e facendo l’opera in un solo giorno; 7.Catturò il Toro di Creta che aveva rapito Europa per conto di Zeus, lo portò a Micene facendolo nuotare per mare; 8.Calmò le Giumente di Diomede in Tracia, che mangiavano carne umana, dando loro in pasto lo stesso Diomede; 9.Si recò dalla regina della Amazzoni Ippolita per averne la cintura, che gliela diede, ma per un malinteso scaturì una battaglia ed Eracle la uccise; 10.Portò i Buoi di Gerione dal lontano Occidente, dove si recò attraversando l’Oceano e viaggiando nella coppa del Sole, quella che portava il sole la notte da Occidente ad Oriente; 11.Condusse in catene Cerbero, cane degli Inferi; 12.Portò le mele d’oro del giardino delle Esperidi, sul monte Atlante; resse il mondo sostenuto da Atlante mentre questi gli staccava le mele.

 

Eracle aiutò anche Atena a sconfiggere quei mostri primordiali che erano i Giganti. Il tema della Gigantomachia ricorre spesso nelle rappresentazioni sacre e significa la vittoria del Logos (Atena) contro le forse primordiali figlie della terra Ghe.

 

Le fatiche di Eracle compaiono:

1.Nelle metope del Tempio di Zeus a Olimpia

2.Nelle metope del Tesoro degli Ateniesi a Delfi assieme a quelle di Teseo, eroe attico.

 

 

 

04. Miti di Dioniso

Dioniso è il dio figlio di Zeus e di Semele mortale. Era, sorella e moglie di Zeus, gelosa, suggerì a Semele di chiedere a Zeus di farsi vedere com’era in realtà, sapendo che, come mortale, non avrebbe potuto reggere allo splendore divino. Così Semele, già incinta di Ermes, chiese a Zeus di manifestarsi e restò incenerita. Ma il feto era divino e quindi si salvò. Zeus lo raccolse e lo mise dentro la sua coscia come fosse un utero perché finisse di svilupparsi. Una volta maturo venne alla luce e Zeus dovette sottrarlo alla persecuzione di Era. Lo affidò anche a Ermes perché lo portasse lontano.

A Olimpia si raffigurò Ermes che riposa in una pausa del viaggio per portare in salvo il piccolo Dioniso.

 

 

05. Zeus e Ganimede

Zeus non amò soltanto donne. Ganimede era un bellissimo adolescente figlio di un re troiano. Zeus se ne invaghì e lo rapì (o lo fece rapire dalla sua aquila, o fu lui stesso in forma di aquila). Lo portò sull’Olimpo e lo fece coppiere alla mensa degli dei.

 

IL FASCINO DEI GIOCHI OLIMPICI

 

Voci a Olimpia  ©professor Adriano Ceschia

 

Il fascino dei giochi olimpici ha attraversato i secoli ed è giunto fino a noi. Oggi, essi costituiscono un messaggio che propone i valori della competizione generosa fino al limite delle forze, leale, che premia il vincitore ma rispetta ed onora anche il partecipante che ha perso. Questi valori erano condivisi anche nei giochi del mondo greco. Tuttavia i Greci avevano istituito i giochi in un contesto religioso: questi si svolgevano nell’area sacra del Tempio di Zeus, erano preceduti e seguiti da cerimonie religiose. I violatori delle regole non erano soltanto disonorati, ma erano considerati anche sacrileghi.

 

Qual è il Logos che muove questa manifestazione e le dà senso?

 

L’uomo usa la sua intelligenza e la sua forza per determinare il suo rapporto con la natura e gli altri. Il suo corpo è indispensabile strumento di questi rapporti, ma non è solo uno strumento. E’ anch’esso natura, che può essere plasmata. Le si può dare armonia e bellezza, come allo spazio racchiuso del tempio. Come la comprensione delle cose nasce da una dialettica di opposizioni, così la bellezza del corpo nasce dalla sfida, dalla competizione. ‘Polemos’, la guerra, è padre di tutte le cose, dice Eraclito, della sapienza come della salute fisica: tanto vale accettarlo. Il Logos però interviene a suggerire che la guerra, che non si può eliminare, tuttavia si può disciplinare, razionalizzare, ridurre per un momento in una ‘tregua’ che permette di vincere senza distruggere, lasciando sulla bocca di tutti quel sapore di pace che non si può dimenticare.

 

La tregua dura poco, riprende la guerra, ma i Greci sanno che i nemici torneranno a incontrarsi nei giochi di tutti.

 

Se il Logos delfico invita a conoscere se stessi, con la riflessione sulle parole e sulle immagini che accompagnano il pellegrino lungo la Via Sacra, il Logos olimpico chiede al greco di farlo mettendo alla prova la sua forza fisica nella competizione sottoposta alla comune regola. Il corpo è la parte non razionale dell’uomo ed è l’analogo del mistero da cui proviene l’oracolo delfico.

Esso si può tradurre in bellezza e forza disciplinata per la vittoria, come il mistero si traduce in parole ed immagini sacre. Questo dà una certa sicurezza, o un piacere, ma il mistero non cessa di restare tale, in quanto appartiene alla dimensione del dio, sia esso la parola, sia esso il corpo dell’atleta. E l’atleta sa che il corpo, che gli ha dato la gioia della vittoria, è lo stesso che la volta successiva potrebbe non riuscire a battere l’avversario, o potrebbe restare mortalmente ferito in guerra, finita la tregua sacra, ed è lo stesso che finirà inesorabilmente per deformarsi nella vecchiaia. ©professor Adriano Ceschia

 

 

 

Logos è

la comprensione e il compreso: ciò che si può prendere, e fare proprio;

la comprensione, è facoltà che costituisce l’essenza dell’essere uomo;

il compreso, è quanto del divino può rivelarsi all’uomo nella realtà, la rivelazione.

 

Logos è

comprendere il comprensibile pur vivendo sospesi tra il comprensibile e l’incomprensibile, il razionale e l’irrazionale;

stabilire il confine del comprensibile, ma spostarlo quanto più è possibile in avanti, anche senza sapere a priori fin dove è possibile.


Logos è

realizzare il potere dell’uomo dentro lo spazio dell’uomo, lo spazio del comprensibile; questo sono le fatiche di Eracle, questo è dominare la materia nella statua nel modo della forma; questo è il controllo del corpo dell’atleta di Olimpia;

l’uomo ha il suo spazio, lo deve fare suo, deve lasciargli la sua impronta e collocarvisi dentro.


E’ questo 1° umanesimo;

ma deve capire anche che quello spazio è contiguo con quello del dio, e deve sapere dove passa il confine per non violarlo, altrimenti è ybris, tracotanza.

 

Logos è

trasfigurare l’incomprensibile nelle forme del comprensibile, nella misura del comprensibile, che deve essere armonia, cioè bellezza.

La vita è nel suo fondo oscuro caos, forza irrazionale, eros creatore e distruttore, amore che unisce e violenza assassina insieme. Dioniso è il dio che unisce nella danza della vita animali feroci e domestici, uomini e fiere, uomini e donne dove non esistono ceti e differenze sociali. Questo unire universale è distruttivo dell’ordine che armonizza le differenza nella bellezza apollinea. Dioniso è il dio che scatena le menadi che uccidono ciò che deve rinascere: morte e vita sono due volti della stessa realtà.

Questa verità abissale che si nasconde nei nostri cuori e nelle nostre menti è tremenda, fa paura. Dioniso la evoca, la inserisce nel flusso cosciente della vita col ritmo della musica e della danza, che sono le forme del tempo. Quindi viene Apollo, dio solare, che traduce ogni cosa in ciò che si vede per la luce che concede loro, e le trasfigura in arte, dove le passioni diventano differenze, opposizioni, anche contrasti, come dice il frontone dei Lapiti e dei Centauri di Olimpia, e la sfida tra Pelope ed Enomao, o come dicono i tesori di città nemiche a Delfi, ma combinate secondo proporzioni, misure, armonia di opposti, e quindi bellezza.

 

Logos è

la pura cifra dell’ordine, l’armonia in sé, la bellezza come numero, la matematica

 

logos non è calcolo ma

  • teoria ed esperienza, connessione di proposizioni e di fatti che si tengono
  • la scienza è ricostruzione consapevole della teoria divina, armonia, per frammenti approssimanti di teoria umana
  • la teoria umana nella sua astrazione è matematica
  • la matematica non è mero calcolo, è dimostrazione, esibizione del Logos che scende dai suoi principi ai suoi teoremi, senza vuoti, senza oscurità, nella pienezza della visibilità luminosa;

 

Logos è

trasfigurare con Omero il canto dionisiaco in parola che dice l’azione degli eroi che conquistano lo spazio umano, dire con Archiloco e Saffo lirici l’emozione, o dire con Talete Anassimene e Anassimandro filosofi della physis l’ordine del cosmos naturale e divino insieme, o dire con Protagora sofista l’ordine dell’uomo, o dire con Platone il divino iperuranio, o dire con Eschilo e Sofocle tragici il turbamento e la lacerazione che viene dall’esperienza di confine dell’uomo destinato a vivere tra questi ordini, per guarire vedendo, o farsi venire con Aristofane commediografo la forza di ridere di sé per sciogliere il dramma della vita.

 

Logos è

rappresentare, trasfigurare, per mettere distanza fra l’uomo e il suo pathos, e capire, fare dì questa parola tradizione letteraria, perché altri, individualmente, e collettivamente, la assumano, e la modifichino nella consapevolezza, nel tempo, facendo, della tradizione, storia.

 

Logos è

la statua, che da simbolo che evoca il dio o ne consente la presenza in forma visibile, diventa ricostruzione progressiva del divino e dell’uomo stesso, secondo il logos dell’uomo

 

Logos è

guarire il male, che è disarmonia con la bellezza dell’arte e della scienza medica, che è conoscenza delle cause del male.

Il singolo individuo ha il potere del Logos, il singolo individuo è responsabile e protagonista. Ma non ha senso quello che fa se non lo fa per tutti e con tutti, coi quali deve cercare l’armonia. La polis è la sua realizzazione, la democrazia il suo modo di rapportarsi. L’individuo può turbare l’armonia divina, ma può lui stesso ripristinarla, ne è responsabile. L’uomo può costruire l’armonia della polis, ed è responsabile ciascuno per quello che fa. L’uomo può costruire l’armonia di se stesso, nella scienza e nella ginnastica, e confrontarla con gli altri. L’uomo può ripetere l’armonia del cosmo nell’arte, forgiandone la materia.

Il matematico cerca l’armonia del divino, il politico cerca e realizza la polis, l’armonia fra gli uomini, il filosofo e l’artista, quella fra questi e il divino.


Il filosofo la dice, l’artista la rappresenta.  ©professor Adriano Ceschia